BOLOGNA – “Non potevano essere le 13.15. A quell’ora il treno sul quale si trovava il turista tedesco Polzer era già stato spostato”. A dirlo il procuratore generale di Bologna Nicola Proto che, davanti alla Corte d’Appello, ha cercato di smontare la posizione degli avvocati difensori di Paolo Bellini.
Nell’udienza del processo di secondo grado ai mandanti della strage del 2 agosto 1980, l’ex “primula nera” reggiana non era in aula: era collegato in video conferenza dal carcere di Spoleto dove è rinchiuso dal giugno scorso dopo essere stato arrestato per il rischio di commettere reati contro Francesco Maria Caruso, il giudice che in primo grado lo ha condannato all’ergastolo, e della ex moglie Maurizia Bonini, testimone chiave in quel processo.
L’ex estremista di Avanguardia Nazionale è stato riconosciuto colpevole di aver fatto parte del commando che ha posizionato la bomba esplosa alle 10.25 di quel giorno: 85 i morti, più di 200 i feriti. In corte d’assise d’appello, accusa e difesa si sono scontrate sulle immagini girate quel giorno da Polzer che mostrano, dietro l’uomo identificato come Bellini, una donna con al polso un orologio. Antonio Capitelli, legale di Bellini: “Abbiamo avanzato la richiesta di rinnovazione parziale del dibattimento, per fare la perizia su quel video e verificare l’orario, che noi indichiamo in 13.15, ma può essere anche 12,15”.
A quell’ora, sostiene la difesa, Bellini non poteva essere in stazione sulla base di quanto ha dichiarato l’ex moglie in primo grado. Una ricostruzione che procura e parti civili smentiscono: Polzer era a bordo del vagone 11 del treno sul binario 1, spostato per permettere i soccorsi. “Per il vagone numero 11 abbiamo prove fotografiche che indicano che non è più sul primo binario, almeno dalle 11.23, e secondo noi anche da prima”.
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