ROMA – A Roma la sesta sezione penale della Cassazione potrebbe emettere in nottata o al massimo domani l’attesissima sentenza sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna. E il principale imputato è il 72enne killer reggiano Paolo Bellini, accusato di concorso in strage e condannato all’ergastolo nei giudizi di primo grado in Assise e di Assise d’appello. Gli inquirenti lo ritengono uno degli esecutori materiali dell’attentato che provocò 85 morti ed oltre 200 feriti, in concorso con quattro ex estremisti di destra dei Nar già condannati in via definitiva, cioè Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. Bellini è rimasto ad attendere la sentenza nel carcere cagliaritano di Uta dove è ristretto dall’agosto scorso.
Nella lunghissima udienza di oggi in Cassazione si è subito evidenziata una dura battaglia legale. Per il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo il ricorso presentato da Bellini va respinto, in quanto nelle due precedenti sentenze la ricostruzione dei fatti ‘trova ulteriore conferma nelle parti della motivazione relative ai rapporti sviluppati dai gruppi terroristici eversivi, protagonisti della strategia stragista, con la loggia P2 e i settori deviati dei servizi segreti’. Inoltre l’accusa punta il dito sul riconoscimento dell’imputato, effettuato dall’ex moglie Maurizia Bonini, come l’uomo filmato da un video amatoriale in stazione a Bologna durante la terribile mattina della strage. Da sempre Bellini si proclama innocente e i suoi avvocati difensori Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti sostengono che vi siano diciotto motivi per annullare la sentenza d’ergastolo pronunciata in secondo grado. Per la difesa vi sono una serie di elementi non chiariti, fra cui il non aver accertato l’orario segnato sull’orologio indossato da una signora ripresa nel filmato dietro all’uomo ritenuto Bellini: per i legali l’orologio segnerebbe le 12.15 o le 13.15, orari in cui il reggiano non poteva essere presente in stazione. Viene chiesto inoltre di sentire nuovamente Daniela Bellini, vale a dire la nipote, sul viaggio da Scandiano a Rimini fatto insieme allo zio la mattina della strage. Messa pure in dubbio la militanza al tempo di Bellini in Avanguardia nazionale, organismo della destra eversiva. Alla sbarra anche l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (per depistaggio) e Domenico Catracchia (amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, nei guai per false informazioni al pubblico ministero). A dir poco nutrito il plotone delle parti civili: i familiari delle persone coinvolte nell’attentato, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Rete Ferroviaria Italiana, la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Bologna. Vedremo a cosa approderà quest’autentica maratona giudiziaria.
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