REGGIO EMILIA – “Strade sicure è un progetto di presidio del territorio, a livello nazionale, per sua natura. E così è stato interpretato anche a Modena. In due punti c’è la camionetta dell’esercito con militari addestrati al suo interno. Uno è un punto nel quale in realtà la permanenza va anche oltre il termine del progetto strade sicure perché è la sinagoga”. Così il collega di Trc Modena Fabrizio Monari.
Alla presenza dei militari in città i modenesi sono abituati da una decina d’anni. Al momento sono 15 i soldati operativi all’ombra della Ghirlandina, ma la dotazione è arrivata in passato fino a un massimo di 31 unità. Il precedente sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, un anno e mezzo fa, quando il ministero della Difesa ridusse il contingente, si lamentò non poco, chiedendone il totale ripristino.
“L’ex sindaco Muzzarelli apprezzava Strade Sicure. In alcuni luoghi poteva dare questo senso di sicurezza, anche se in realtà non c’è grande letteratura su interventi compiuti effettivamente dai militari. Anche il tema delle regole di ingaggio in caso di necessità non è chiaro”.
Non tutte le azioni di polizia possono essere svolte infatti dai militari. La differenza principale tra le due città sta forse nel fatto che a Modena l’arrivo dei militari non fu preceduto da un dibattito acceso e non generò particolari aspettative.
“In definitiva la sensazione avuta a Modena è che Strade Sicure funziona se c’è sempre. Se invece è una presenza estemporanea, anche di breve periodo, una volta che la camionetta se ne va se ne va anche il senso di sicurezza che genera”.
Strade sicure: il bilancio di 10 anni di Esercito a Modena. VIDEO
21 marzo 2025Reggio attende 12 militari promessi da Piantedosi. Nella vicina Modena com’è andata? Lo abbiamo chiesto al collega di Trc Fabrizio Monari