REGGIO EMILIA – Il 14 aprile 2016 il Carlino Reggio pubblicò due articoli che fecero scalpore. In quegli articoli si riportavano i contenuti di una nota dell’Aisi, i servizi di sicurezza interni, rintracciata fra gli atti del processo Aemilia. Nella nota dei servizi, Maria Sergio – all’epoca della pubblicazione dirigente comunale e moglie del sindaco Luca Vecchi – veniva accusata di aver fatto favori ad aziende vicine alle cosche. Accuse che si sono rivelate del tutto infondate, ma che hanno prodotto nel tempo notevoli effetti politici. Tg Reggio è in grado di ricostruire la genesi e la storia di quel documento. La prima puntata del nostro approfondimento.
La nota dell’Aisi su Maria Sergio arrivò al comando provinciale dei carabinieri e alla questura tra la fine del 2012 e i primissimi giorni del 2013. La Sergio era all’epoca dirigente del servizio Pianificazione e Qualità urbana del Comune. Era inoltre la moglie di Luca Vecchi, che al tempo non era ancora sindaco, ma capogruppo del Pd in Sala del Tricolore. Non era la prima volta che i servizi segreti inviavano relazioni sulla dirigente alle forze dell’ordine. Era già accaduto nel settembre 2012. Infatti, nella nota si parla di informazioni “a ulteriore conferma del quadro indiziario già fornito”.
Nella velina, Maria Sergio veniva definita “uno dei principali indagati” dell’inchiesta “Brick” della procura di Reggio e veniva accusata di aver commesso illeciti e distribuito favori a soggetti e imprese in odore di ‘ndrangheta.
Proprio in quei frangenti, nell’ambito dell’inchiesta che poi sarebbe diventata nota con il nome di Aemilia, la Dda di Bologna aveva deciso di ascoltare come persone informate dei fatti una decina di esponenti politici e amministratori locali. Tra questi c’era anche Maria Sergio. Ed è a questo punto che accade qualcosa di strano. Il comandante del reparto operativo dei carabinieri, il maggiore Vittorio Boccia, viene incaricato dalla Dda di notificare la convocazione.
Questo è l’incarico, ma Boccia va oltre. Redige due informative su Maria Sergio, praticamente identiche. Entrambe fanno proprie le accuse dell’Aisi e si concludono con la richiesta dell’emissione di un decreto di sequestro e dell’acquisizione di documentazione bancaria. La prima informativa, datata 11 gennaio 2013, Boccia la invia alla Dda di Bologna; la seconda, del 28 gennaio, alla procura di Reggio. Alla Procura arriva anche un’informativa firmata dal questore Domenico Savi, che si spinge fino a insinuare che Maria Sergio abbia intascato una mazzetta o accettato regali per aggiustare pratiche edilizie.
La vicenda, fin dalla sua genesi, mette dunque insieme almeno tre anomalie. La prima anomalia: i servizi segreti tengono sotto controllo l’attività di una dirigente comunale di Reggio Emilia. La seconda: un maggiore dei carabinieri, anziché limitarsi a notificare una convocazione, redige informative non richieste e le invia a Dda e procura. Terza anomalia: le affermazioni contenute nella nota dei servizi segreti sono false, alcune addirittura inverosimili, ma vengono prese per buone dal questore Savi e dal maggiore Boccia. Nella prossima puntata vedremo perché si può dire con certezza che quelle accuse erano false. (1/continua)
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