REGGIO EMILIA – Quando, nel 1821, Antonio Galloni, giovane brillante psichiatra, assunse la direzione della “casa dei pazzi” del ducato estense, l’originaria struttura del San Lazzaro non era ancora intitolata a Bénédict Augustin Morel, famoso psichiatra francese morto nel 1873.
Fin dalle origini il San Lazzaro guardò alla scienza psichiatrica d’oltralpe. Galloni era discepolo di Philippe Pinel, convinto che il malato di mente non fosse un indemoniato da tenere in catene, ma una persona con cui stabilire una relazione dandogli regole nella vita quotidiana, dalla sveglia alla passeggiata, anche se in cortili chiusi, tenendolo impegnato in un lavoro secondo i principi dell’ergoterapia. Il padiglione Morel, ammodernato e ingrandito, ospitava sia le donne cosiddette “tranquille” sia le “agitate” per le quali erano previste celle di isolamento.
Qui sono nate le officine, come attesta la ciminiera ancora esistente, con il panificio, la falegnameria, la lavanderia, le macchine per la generazione di energia. C’erano anche i laboratori scientifici, la chiesa, il museo delle anticaglie e il museo craniologico. Al primo piano si trova ancora la “sala Galloni”, intestata al primo direttore che diede fama europea al San Lazzaro. La sala era usata per feste e ricevimenti.
Nel 1944 il Morel subì gravi danni a causa dei bombardamenti e delle razzie a opera dei soldati tedeschi e della Repubblica di Salò. Quando, nel 1978, la legge 180 ha portato al progressivo smantellamento dei manicomi, il Morel è diventato sede della direzione Ausl, di alcuni servizi amministrativi, della biblioteca Livi e dell’archivio. E’ in corso un cantiere per la sistemazione delle coperture.
Gian Piero Del Monte
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