REGGIO EMILIA – Il Consiglio dei ministri ha approvato mercoledì scorso, 4 settembre, un decreto legislativo che modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale. Questa misura, che ha già ottenuto il sì della maggioranza in Parlamento e ora passerà all’esame delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato per un parere non vincolante, avrà come effetto una restrizione della libertà d’informazione nel nostro Paese. La norma vieta infatti ai giornalisti di pubblicare il testo delle ordinanze di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari. Giornali, tv e siti internet potranno riferire quello che c’è scritto nell’ordinanza, ma non potranno pubblicare citazioni testuali del provvedimento.
Il promotore Enrico Costa, deputato di Azione, e la maggioranza di governo sostengono che la riforma è necessaria per tutelare gli indagati. Difficile dire in che modo il divieto di pubblicare stralci di un atto giudiziario possa costituire una forma di garanzia verso l’indagato: la citazione testuale di un brano consente al lettore o al telespettatore di conoscere la vicenda nei dettagli, di valutare la credibilità delle accuse, mentre proprio la sintesi giornalistica, priva di riferimenti puntuali, si presta eventualmente alle manipolazioni.
L’unico risultato concreto sarà una limitazione del diritto dei cittadini a essere informati. Per fare un paio di esempi, a Reggio Emilia avremmo saputo sulla base di quali elementi erano state arrestate le persone coinvolte nell’inchiesta Aemilia soltanto nel dicembre 2015, undici mesi dopo gli arresti. E l’ordinanza di arresto dei famigliari di Saman del maggio 2021 sarebbe stata pubblicabile solo nell’aprile 2022.
Sulla legge bavaglio è intervenuta anche Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti: “Il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare è una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico. Chi vuole mettere il bavaglio alla stampa è riuscito a completare l’opera”.
Reggio Emilia legge bavaglio