REGGIO EMILIA – “Da un giorno all’altro non è possibile sospendere un’attività. Parliamo del pronto soccorso. La struttura deve funzionare. Sono stati rinnovati in tempo utile per evitare di ritrovarsi il primo agosto e non avere più nessuno in servizio e dover chiudere immediatamente delle strutture. E’ una questione di buon senso”.
Ultimi mesi di lavoro per i medici pagati a ore, impiegati presso cooperative ingaggiate dalle aziende sanitarie. Nella primavera 2026 l’Ausl reggiana dovrà farsi trovare pronta. I medici a gettone non potranno più affiancarsi ai professionisti dipendenti della sanità pubblica per coprire turni di lavoro presso i pronto soccorso.
“Ero in servizio quando sono stati reclutati i primi gettonisti. Erano stati fatti concorsi su concorsi e tutti i tentativi possibili prima di arrivare a questa soluzione. Per un’azienda come la nostra è difficile trovare al momento altre soluzioni”. Anna Maria Ferrari per 21 anni è stata alla guida del pronto soccorso del Santa Maria Nuova, oggi è presidente provinciale dell’Ordine dei medici. La situazione di oggi, dice, è rimasta immutata: servirebbero più medici in circolazione, ma non ce ne sono. Qualche segnale positivo, tuttavia, si sta notando dal punto di vista dell’attrattività della professione medica verso le nuove generazioni: “Qualche specializzando in più c’è. Può essere che qualcosa si muova in senso positivo. Nei concorsi fino ad ora si presentano quasi esclusivamente degli specializzandi. Le strutture si stanno reggendo molto su di loro”.
Secondo la Ferrari, non è esclusa in futuro l’assunzione di medici stranieri, una prassi già consolidata in altre regioni, ad esempio in Veneto:
“Come Ordine riceviamo richieste di iscrizione. C’è la possibilità ancora di sfruttare leggi straordinarie del Covid per reclutare chi non ha ancora trasferito la sua specializzazione in Italia col permesso della Regione”.
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