BORETTO (Reggio Emilia) – La preoccupazione più grande è sempre quella del futuro, di chi si occuperà del proprio figlio disabile dopo la morte dei genitori. Poi ci sono l’inserimento lavorativo e la rete sociale nel tempo libero. Sono i tre temi centrali di cui si è discusso in biblioteca a Boretto in una giornata di dialogo voluta dagli assessori di riferimento dei Comuni dell’Unione Bassa Reggiana, tavolo a cui si sono confrontati famiglie, volontari e genitori di ragazzi che hanno disabilità fisiche o psichiche.
“Quello del ‘dopo di noi’ resta sempre l’angoscia più grande di ogni famigliare e di ogni genitore”, ha detto Sergio Calzari della fondazione Dopo di Noi di Correggio. Giancarlo Paterlini ha un figlio di 31 anni, autistico. Damiano lavora presso una cooperativa sociale, la speranza è che in un futuro non troppo remoto questa possa diventare una sorta di seconda famiglia: “Quello che accadrà – ha detto Giancarlo – quando non ci saremo più noi genitori è la nostra prima preoccupazione”.
Per quanto riguarda il collocamento mirato dei disabili che ha sempre rappresentato un tasto dolente, le cose vanno meglio ha spiegato Sabrina Bondavalli, responsabile del centro per l’impiego. Gli iscritti al collocamento mirato al 30 settembre 2019 tra Reggio Emilia e provincia erano 5.788, alla stessa data 796 le assunzioni. “Le cose da questo punto di vista sono migliorate negli ultimi anni – ha detto – e la nostra città è più avanti nel collocamento mirato rispetto a tante altre in Italia”.
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