REGGIO EMILIA – “Avevamo già avuto un incontro con la Prefettura e a cui aveva preso parte anche il presidente della Provincia per capire il quadro normativo in cui stava avvenendo il tutto”, dice Daniele Marchi, assessore ai servizi sociali del Comune di Reggio.
Il territorio reggiano ha forti tradizioni in fatto di solidarietà e accoglienza. Per questo, quello che sta riguardando un centinaio di richiedenti asilo a cui è stato revocato il programma di accoglienza e a cui la Prefettura ha chiesto il rimborso per ragioni fiscali delle somme spese per il loro sostentamento dopo che avevano trovato un lavoro, sta suscitando scalpore e facendo discutere.
Il Comune di Reggio si è già mobilitato oltre che per chiedere informazioni alla Prefettura stessa, anche per trovare soluzioni, visto che la revoca del programma di accoglienza comporta il dover abbandonare anche le sistemazioni abitative messe a disposizione. “Abbiamo attivato un tavolo di confronto con il gestore per capire chi sono queste persone. C’è chi sta ricevendo l’aiuto dei datori di lavori, chi di una rete amicale costruita in questi anni, noi stiamo cercando di capire quali siano le figure più fragili per intervenire in modo da non disperdere i risultati raggiunti”.
L’assessore Marchi non vede un accanimento da parte della Prefettura che si limiterebbe ad applicare la normativa, ma invoca una modifica del quadro nazionale con il maggiore coinvolgimento degli enti locali. “Questo paradosso sta punendo chi è arrivato ad avere formazione e lavoro. Va risolto a monte, con nuove risorse non sul sistema dei centri di accoglienza straordinaria, ma sull’accoglienza diffusa coinvolgendo gli enti locali”.
La rete degli Sprar (acronimo di sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), diffusi su base comunale, era stata disarticolata dal cosiddetto Governo gialloverde con Salvini al Viminale.
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