REGGIO EMILIA – Quattro dei cinque ragazzi rimasti feriti quella sera oggi erano in aula. Otto in tutto i giovanissimi del gruppo, e tutti si sono costituiti parte civile.
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Hanno voluto esserci, le vittime del 17 ottobre 2020; sono entrati in tribunale e hanno ascoltato le parole di Gaetano Lombardi, parole di pentimento. “Si è reso conto che quello che ha fatto non era giusto. Accettiamo le scuse”, dice uno di loro. Parole che non cancellano l’anno che è stato. “Adesso va meglio ma per molto tempo non sono riuscito a dormire. Non riuscivo a fare niente. Ho lasciato la scuola, ora lavoro”.
“Sono stato fermo per dei mesi, anche senza andare a scuola”, dice un altro.
Qualcuno, come Faysal, è stato ferito alla mandibola; qualcun altro, come Yassine, è stato ferito alla schiena. Dei nove proiettili esplosi da Gaetano Lombardi, cinque hanno colpito altrettanti ragazzi tra i 18 e i 20 anni. Ma tutti e otto i giovanissimi del gruppetto che quella sera era nel mirino del 44enne si sono costituiti parte civile.
“Non ha nessun senso quello che ha fatto”. E ancora: “Mi ricordo la gente in piazza che scappava, poi tutto nero”.
Così l’avvocato Giacomo Fornaciari, che tutela le parti civili: “Ritengo che attualmente il pericolo di commissione di reati della stessa specie sia identico a prima”.
Lombardi nel primo interrogatorio ha detto di essere uscito per una pizza col figlio già con la pistola in tasca; poi ha riaccompagnato il bambino, è tornato fuori, c’è stato il diverbio con i ragazzi. Mezz’ora dopo, gli spari. Non aveva progettato nulla, eppure è stata sfiorata una strage. “Non dimenticherò mai quella sera… ricordo tutto. Tutto”.
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