REGGIO EMILIA – Quattordici anni di carcere per Mario Amato, 29 anni, e 9 per suoi fratelli Michele e Cosimo, di 22 e 20 anni. Le richieste del pubblico ministero Beatrice Ronchi sono arrivate, in tribunale a Bologna, dopo tre ore di discussione in cui il magistrato della Dda ha ricostruito le vicende che hanno portato in carcere i fratelli Amato, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e danneggiamento.
Mario, Michele e Cosimo Amato vennero arrestati il 10 febbraio 2019 in seguito a una indagine lampo. A Reggio Emilia c’era molta apprensione dopo che sei colpi di pistola erano stati esplosi prima contro la pizzeria La Perla di Cadelbosco Sopra, la notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio; cinque erano stati invece indirizzati contro l’ampia vetrata della pizzeria Piedigrotta 3 in via Emilia Ospizio a Reggio Emilia, la notte tra il 6 e il 7 febbraio.
Biglietti con richieste estorsive erano stati lasciati attaccati alle porte d’ingresso della Perla e di altre due pizzerie, entrambe a Reggio Emilia: il Piedigrotta 2 e il Paprika. Nell’agosto dello scorso anno la svolta nelle indagini, coordinate dalla Dda di Bologna, aveva consentito di accertare la matrice mafiosa. I tre ora sono accusati di aver agito per agevolare l’attività del sodalizio ‘ndranghetisco emiliano.
Questo ha alzato le richieste di pena: per il fratello maggiore, Mario, la richiesta è ancora più pesante poiché è recidivo. Il giudice Roberta Dioguardi ha però concesso ai tre imputati il rito abbreviato, che prevede uno sconto pari a un terzo della pena. La sentenza dovrebbe arrivare a metà giugno.
I tre fratelli – lo ricordiamo – sono i figli di Francesco Amato, già condannato a 19 anni nel processo Aemilia e a 6 anni e 4 mesi di reclusione perché nel novembre del 2018, per circa 10 ore, si era asserragliato all’interno dell’ufficio postale di Pieve tenendo con sé cinque ostaggi. La Regione si è costituita parte civile nel processo contro i tre fratelli Amato: l’avvocato Alessandro Gamberini ha chiesto un risarcimento di 50mila euro.
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