REGGIO EMILIA – “C’era stato un diverbio, aveva paura che lo aggredissero e ha sparato”. L’avvocato difensore di Gaetano Lombardi, Giovanni Bianco del foro di Nola, aveva riferito ai cronisti questa versione dei fatti dopo avere assistito il 43enne operaio nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Dario De Luca.
Una versione che viene respinta dal collega reggiano Giacomo Fornaciari che assiste cinque dei giovani rimasti coinvolti nella sparatoria. “Lo vedremo in tribunale – il suo commento – ma mi pare una versione infondata”. Il legale tiene, inoltre, a rimarcare l’estraneità dei giovani colpiti da Lombardi a qualsiasi forma di gang: “Poteva accadere a chiunque, è stato un gesto inconsulto che poteva avere conseguenze ben più gravi”.
Intanto, da parte degli investigatori prosegue il lavoro per cercare di fare luce sulla pistola, detenuta illegalmente e risultata rubata 1 anno fa a Reggio Calabria. Lombardi, davanti al giudice, ha dichiarato di averla trovata nei pressi di un cassonetto dei rifiuti. Una versione apparsa tutt’altro che convincente.
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