REGGIO EMILIA – Entro mercoledì, per il 43enne Gaetano Lombardi ci sarà l’interrogatorio di garanzia. Il suo avvocato d’ufficio, Elisabetta Beneventi, attende di reincontrarlo dopo la notte dell’arresto, in cui lo ha assistito nel faccia a faccia col sostituto procuratore Laura Galli che ne ha raccolto la confessione e che sta coordinando le indagini assieme al procuratore capo di Reggio, Marco Mescolini.
“Le accuse sono temporanee – ha detto lo stesso Mescolini – e sono tentato omicidio plurimo, ricettazione, porto abusivo: al vaglio la premeditazione”. Quella pistola leggera, piccola, “del killer”, così è nominata. Per intenderci, la stessa sequestrata ad Antonio Valerio, uno dei pentiti del processo contro la ‘ndrangheta Aemilia. Ma lì si parlava di malavita organizzata, anche se la pistola usata da Lombardi è risultata rubata durante un furto un anno fa a Reggio Calabria, da cui l’accusa di ricettazione.
Ma non esiste solo l’illegalità. Mescolini non tace su un fatto: ci sono troppe armi in giro, dice, riferendosi proprio a quelle legalmente detenute. Non è certo un problema di Reggio Emilia, ma diffuso in Italia. Qui, dall’indagine Aemilia in poi, i questori e i prefetti che si sono avvicendati hanno dato un giro di vite al numero di autorizzazioni concesse, anche se l’eredità non è così velocemente smaltibile.
Si continua a indagare sul movente che, a suo dire, avrebbe spinto Lombardi a sparare ai ragazzini. Non risulta che si conoscessero. “Inquietante, gravissimo”, definisce il fatto di piazza Del Monte il procuratore capo. Ma non solo: “Imprevedibile, anche; se c’è una cosa positiva nel contesto negativo è la tempestiva azione di istituzioni, forze di polizia e Procura”.
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