REGGIO EMILIA – “Qualche tiro lo fai in quei bei parchi londinesi?” Spanò: “Mi hanno chiesto di entrare nella squadra dell’università”. C’è un cuore granata che naviga a velocità elevatissima sul Tamigi.
Alessandro Spanò lo scorso luglio, una settimana dopo aver alzato, a 26 anni, la coppa della promozione in B come capitano della Reggiana, comunicava di aver scelto lo studio al calcio. Pensava di dirlo solo alla sua Reggio, invece l’ha detto all’Italia, vista la risonanza che ha avuto una decisione per molti aspetti inedita.
“Sono ancora più entusiasta di quello che immaginavo”, ammette. Ma non è un rinnegare la Reggiana, questa convinzione, anzi. Per i prossimi due anni Alessandro studierà da manager tra Londra e Shanghai e quando gli chiediamo se tornerà in granata da dirigente risponde: “Resto aperto verso un mondo che mi ha dato tanto. Vedremo. A Reggio sono legatissimo, se ci sarà la possibilità di aiutare anche non indossando i tacchetti sarei felice”. Da Londra ha seguito questo inizio arrembante di campionato di un gruppo di cui è stato leader silenzioso ma sempre presente. “Secondo me quest’anno è stata fatta la scelta migliore possibile: non un leader ma tanti leader”.
Nello studio di “To B Reggiana” anche il giornalista Wainer Magnani e l’avvocato Stefano Ferri. Si è parlato del ricorso del Monopoli e del “caso Kargbo”. La decisione del giudice sportivo è attesa per venerdì, poi comunque la Reggiana potrà fare ricorso a sua volta. Intanto in questi giorni la società granata, che era stata tra le prime in Italia a credere in questo strumento, è stata anche tra le prime ad ottenere la liquidazione della cassa integrazione guadagni in deroga, contributi previsti post lockdown per calciatori e tecnici che hanno un reddito annuo inferiore ai 50mila euro.
A proposito di Covid e pallone, di Juve-Napoli che è già un precedente, di battaglia Lega-Governo e Regioni sulle competenze: ci si sta concentrando troppo sul calcio? “E’ chiaro che ci sono delle priorità, ma il calcio non sono solo i 90 minuti, è un movimento: durante il lockdown ai reggiani non mancava solo andare allo stadio la domenica, ma avere un momento di aggregazione, parlare della partita durante la settimana. Ben venga che se ne parli”.
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