REGGIO EMILIA – Da due giorni cercavano di notificargli un’ordinanza di custodia cautelare senza successo. Francesco Muto, 29 anni, tra i sei indagati dell‘operazione Sugar Beet, barbabietola, era in Spagna per un addio al celibato. Al suo rientro in Italia, ieri pomeriggio alle 17, ad aspettarlo all’aeroporto Marconi di Bologna non c’erano amici o parenti ma i carabinieri. Francesco Muto, di Gualtieri, adesso è ai domiciliari.
Lui e il fratello Benito sono figli di Antonio Muto classe ’71 e nipoti di Cesare Muto, la figura centrale, per gli inquirenti, dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Bologna dei giorni scorsi, che ha messo sotto i riflettori il settore dell’autotrasporto. Già in carcere da un mese a Voghera per la condanna a 2 anni e 8 mesi nel processo Grimilde diventata definitiva, Cesare Muto, secondo l’accusa, si sarebbe servito di una società intestata a titolari fittizi – la Geo Travel, registrata a Milano e ora sotto sequestro – per sottrarre clienti a due imprese di trasporti confiscate e gestite ora dallo Stato. Tra gli elementi, il passaggio di guadagni di una campagna di barbabietole da una delle aziende confiscate alla nuova società.
carabinieri 'ndrangheta Aeroporto di Bologna Francesco Muto Sugar Beet