BRESCELLO (Reggio Emilia) – L’incendio avvenuto a Brescello nei giorni scorsi, che ha distrutto un Fiat Doblò di una ditta di trasporti in via Breda Vignazzi, è ora oggetto di approfondimenti da parte della Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini puntano a chiarire se dietro al rogo vi siano collegamenti con dinamiche criminali organizzate.
Nella notte tra il 21 e il 22 novembre, intorno alle cinque del mattino, è stato divorato dalle fiamme un veicolo intestato a un’azienda di trasporti la Prisma Srl, azienda con sede legale a Parma e unità locale a Brescello. L’amministratrice unica della società è una 27enne originaria di Crotone. Nella stessa via c’erano alcuni capannoni di proprietà della famiglia Grande Aracri, che sono stati sequestrati e poi confiscati e ora ospitano la sede della Protezione Civile.
Proprio per questo motivo, la Procura a pochi giorni dai fatti ha ritenuto opportuno coinvolgere la Direzione Distrettuale Antimafia, che sta valutando se l’episodio possa inserirsi in un quadro più ampio. Un incendio che potrebbe avere implicazioni più profonde, l’interessamento della DDA conferma la delicatezza della situazione e la volontà di non sottovalutare possibili segnali di infiltrazioni o condizionamenti.
Negli anni Duemila il clan Grande Aracri di Cutro aveva radicato la propria presenza a Brescello trasformando il comune emiliano in un centro strategico per le sue attività e infiltrandosi nell’economia locale con estorsioni, appalti e prestanome. Lo avevano confermato inchieste come Aemilia e Grimilde che hanno smantellato la rete, portando a condanne pesanti e al commissariamento del Comune nel 2016, primo caso in Emilia-Romagna. Gli immobili sequestrati, come i capannoni di via Breda Vignazzi, oggi sono destinati a usi pubblici, ma il territorio resta sotto stretta vigilanza antimafia.
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