REGGIO EMILIA – “Rispettiamo la decisione, ma non la condividiamo affatto. E ricorreremo in Cassazione per vedere affermare le ragioni di chi prima e dopo quello sventurato incontro del tutto estemporaneo e casuale, non ha mai ceduto a influenze che non fossero quelle dei propri convincimenti più convinti e autonomi”.
Respinge dunque le accuse e si dice deciso a fa valere la sua estraneità alla vicenda il giudice reggiano Gianluigi Morlini. La Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, dopo 10 ore di camera di consiglio, lo ha condannato alla sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per un anno e sei mesi. Assieme a lui i quattro ex consiglieri che il 9 maggio del 2019 parteciparono con Luca Palamara e i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri alla riunione all’hotel Champagne a Roma in cui si discusse della nomina del procuratore di Roma.
Per gravità si tratta della seconda sanzione, dopo la rimozione dall’ordine giudiziario, che è stata inflitta quasi un anno fa allo stesso Palamara. La procura generale della Cassazione aveva chiesto la condanna alla sospensione per due anni. Una sentenza che non sarà comunque immediatamente esecutiva. Morlini parla attraverso il proprio legale, l’avvocato Vittorio Manes, che affida la difesa a poche ma decise righe e una presa di posizione che vuole allontanare ogni dubbio sul conto dell’ex membro togato: “Restiamo convinti – spiega il legale – che la storia di un magistrato integerrimo e valorosissimo non possa essere cancellata da meno di un’ora di casualità imponderabile e improduttiva di ogni effetto sul piano delle decisioni e delle scelte, sempre adottate secondo coscienza”. Tra novanta giorni saranno rese note le motivazioni alla base del provvedimento del Csm.
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