REGGIO EMILIA – Lo scorso giugno il sindaco di Crema Stefania Bonaldi è stata indagata dalla procura della città lombarda perché un bambino si era schiacciato il dito dentro una porta anti-incendio di un asilo comunale. Per l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni Italiani, è stata una sorta di goccia che ha fatto traboccare il vaso. Troppe le responsabilità e poche le tutele nel fare il sindaco, lamentano in coro i primi cittadini italiani che si sono ritrovato a Roma per dare vita a una manifestazione di protesta e per sottoscrivere un documento da sottoporre all’attenzione della presidenza del Consiglio. All’iniziativa ha partecipato anche il referente reggiano della stessa Anci Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera: “Chiediamo più rispetto istituzionale per il nostro lavoro. Noi che lavoriamo nei Comuni siamo i primi referenti per i cittadini, e avvertiamo il bisogno di più vicinanza che è un lavoro importantissimo di vicinanza anche da parte del sistema istituzionale nel suo complesso”.
Con Cavallaro c’erano anche i primi cittadini di Rolo, Rio Saliceto e Montecchio: “La pandemia ha messo in evidenza quanto il ruolo dei sindaci sia importante e sia un punto di riferimento per la comunità – le parole di Luca Nasi, sindaco di Rolo – Corretto ripartire senza lasciare indietro nessuno”.
Tra le richieste contenute nel documento elaborato dai sindaci ci sono anche: “La possibilità per i sindaci sopra i 20 mila abitanti di candidarsi in Parlamento, così come avviene per i Presidenti di Regione, esercitando successivamente il legittimo diritto di opzione”. E ancora: “La possibilità per i sindaci sino a 5 mila abitanti di fare più mandati e sino a 15 mila abitanti di farne tre”. Inoltre: “Uno status giuridico ed economico proporzionato alle responsabilità e alle funzioni”.
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