REGGIO EMILIA – I proventi della criminalità organizzata, poi ripuliti grazie a fatture false emesse da imprese con sede in Emilia, per finanziare l’organizzazione dedita a usura, estorsione e riciclaggio, che aveva messo le mani su alcuni dei locali più in voga della movida di Bologna. La guardia di finanza mercoledì scorso ha arrestato due persone, mentre altre 14 sono indagate. Al centro dell’indagine spicca la figura di Omar Mohamed, 39 anni, nato a Crotone e ritenuto vicino a esponenti del clan Grande Aracri e all’ndrina Arena-Nicosia, da cui avrebbe ricevuto importanti somme poi utilizzate nelle sue attività; ma anche i proventi della camorra arrivavano nelle tasche dell’organizzazione, tramite le conoscenze dell’altro arrestato, Massimo Nicotera, un 50enne napoletano, già condannato per associazione di stampo mafioso con il clan Veneruso-Rea.
Mohamed è accusato anche di violenza privata, tentato sequestro di persona, sempre per denaro, e di stalking contro una dipendente dei suoi locali. Del resto era legale rappresentante, e in alcuni casi unico proprietario, di alcune società che gestivano a Bologna, e non solo, club sportivi, come quello di via Stalingrado, ristoranti e il Crudo Sushi.
L’operazione, oltre ai finanzieri di Bologna, ha visto la partecipazione dello Scico e la cooperazione di Eurojust, con perquisizioni anche in Germania, e conferma le modalità attraverso cui la criminalità organizzata si infiltra nell’economia emiliana.
Nell’ordinanza del giudice Domenico Truppa si sottolinea il metodo mafioso e si ipotizza in alcuni contesti lo sfruttamento della prostituzione, ma soprattutto emerge una capacità a delinquere e un uso delle intimidazioni raramente riscontrato in Emilia Romagna. Nelle quasi 300 pagine dell’ordinanza con cui il tribunale ha ordinato l’arresto del 39enne – gestore di Pizzartist, Crudo e Casa Orefici – si leggono minacce di morte e atteggiamenti intimidatori senza scrupoli. All’origine delle fortune dello Sceicco, come si fa chiamare Omar Mohamed, ci sarebbero proprio i soldi della criminalità organizzata. Anche per questo il tribunale ha disposto il sequestro preventivo per circa 2 milioni del suo patrimonio composto da orologi e auto di lusso, Lamborghini e Porsche, e dalle quote delle società che gestivano i locali, lasciati aperti dal tribunale, sotto la guida di un amministratore giudiziario, per non comprometterne l’attività e salvaguardare i lavoratori.
Reggio Emilia 'ndrangheta Bologna guardia di finanza Grande Aracri Omar Mohamed