REGGIO EMILIA – Opacità sulla provenienza degli ingenti fondi di cui dispongono i soci: c’è anche questa fra le motivazioni che hanno spinto il Tribunale di Bologna a porre sotto controllo giudiziale l’azienda reggiana LG Costruzioni della famiglia Salvo.
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Un passato che si intreccia con quello di Cosa Nostra, un presente fatto anche di rapporti con imprese e imprenditori in odore di ‘ndrangheta. Ma c’è anche dell’altro dietro la decisione del Tribunale di Bologna di sottoporre a controllo giudiziale la LG Costruzioni, azienda reggiana della famiglia di Ignazio Salvo. E’ il vorticoso giro di compravendite immobiliari della vedova Salvo, Giuseppa Puma, titolare dell’83% delle quote, e il fiume di denaro di cui dispongono la donna e i due figli Luigi e Maria Salvo.
Secondo inquirenti e forze dell’ordine che hanno indagato sulla LG Costruzioni, emerge “il ruolo di cassaforte di famiglia che Giuseppa Puma avrebbe assunto dopo la morte del marito”. Procura di Bologna e Questura di Reggio sostengono che la LG è “una scatola vuota manovrata da soggetti contigui alla consorteria o di discendenza mafiosa al fine di veicolare somme di denaro sporco nel circuito della legalità”.
Dal 1990 ad oggi la sola vedova dell’imprenditore mafioso ha concluso una ventina di compravendite di immobili, oltre a un gran numero di contratti di locazione. Da dove vengono tutti questi soldi? Nel decreto del Tribunale di Bologna si legge che “permangono opacità circa le provviste di cui dispongono i soci e gli amministratori” della LG. A titolo di esempio, viene citato il caso di una donazione di crediti per un valore di 900mila euro effettuata nel maggio 2013 da Giuseppa Puma a favore della figlia Maria. “Tali movimentazioni – sostengono i giudici – depongono nel senso della sussistenza di una condotta agevolativa da parte di LG Costruzioni nei confronti dei clan“.
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