REGGIO EMILIA – I quasi 37 milioni di euro pagati dall’azienda Ferrarini fra il 2012 e il 2018 per acquistare Villa Corbelli, quartier generale del gruppo, non sono stati versati interamente a Lina Botti, vedova di Lauro Ferrarini e proprietaria dell’immobile.
Questo elemento inedito emerge dalla perizia del professionista modenese Antonio Cherchi, allegata alla proposta di concordato preventivo depositata in tribunale dalla Società Agricola Ferrarini. L’operazione, divenuta di pubblico dominio dopo il dissesto del gruppo, ha fatto discutere per diversi motivi. Recentemente i periti al lavoro sul concordato hanno valutato l’immobile 6,4 milioni di euro. Per di più il prezzo pattuito – 40 milioni – non è stato pagato per intero, cosicché la villa di Rivaltella è tuttora di proprietà di Lina Botti, alcuni mesi fa è stata pignorata da Intesa Sanpaolo e il 14 dicembre dovrebbe andare all’asta.
Ora, dalla perizia di Cherchi si scopre che altri soggetti, oltre alla vedova Ferrarini, hanno beneficiato degli anticipi che l’azienda ha versato negli anni per l’acquisto di Villa Corbelli. Il perito ha esaminato le movimentazioni di due conti correnti aziendali, ribattezzati rispettivamente “conto caparre immobiliari” e “conto caparre varie”, analizzando le schede contabili dal 2010 al 2018.
Il risultato a cui è giunto è che la vedova Ferrarini ha ricevuto complessivamente 27,2 milioni di euro. L’azienda però ha pagato altri 9,5 milioni di euro. A chi sono andati? 7,3 milioni sono stati versati ad altri eredi di Lauro Ferrarini e 2,2 milioni a destinatari che non è stato possibile identificare: “Si presume che queste somme – scrive il perito – siano state corrisposte a membri della famiglia Ferrarini”.
Severo il giudizio del commissario giudiziale della Società Agricola Ferrarini, Federico Spattini: “L’operazione appare censurabile – scrive nella relazione sulle cause del dissesto – innanzitutto per l’ampia sproporzione di valori tra quanto pagato alla signora Botti (parte correlata) e la mancanza di utilità per l’azienda”.
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