REGGIO EMILIA – Tutta la Regione è sotto una cappa di smog, e non da oggi, ma da venti giorni. Una situazione che non accenna a migliorare alla luce delle condizioni meteo, che non stanno portando nè piogge nè cambi d’aria. Il bollino rosso delle misure emergenziali – come lo stop anche per i diesel fino a Euro 5 e l’abbassamento delle temperature a 19 e 17 gradi rispettivamente nelle abitazioni e nelle attività industriali – rimarrà acceso fino a venerdì, poi si vedrà. Una situazione che ‘non è una notizia’ per Legambiente. Semmai la notizia è che si registra un peggioramento rispetto al 2023.
Anche se l’anno nuovo infatti è appena iniziato, dal rapporto ‘Mal’aria 2024’ dell’associazione si evince come questo gennaio abbia portato con sè numeri molto negativi. Una situazione generale in cui Reggio Emilia quasi svetta al contrario, visto che nella nostra città gli sforamenti di Pm10 sono stati solo – si fa per dire – 11 da inizio anno, contro ad esempio i 21 di Modena e i 19 di Ravenna. Ma appunto non c’è nulla da gioire, considerato che il numero totale di sforamenti consentiti in tutto l’anno è 35. Nel 2023 Ferrara è stata maglia nera con 36 sforamenti, a Reggio se ne sono registrati 32. Ora quindi si è già ad un terzo del totale dell’anno scorso. Ciò che preoccupa maggiormente Legambiente è che i livelli attuali di polveri sottili, al netto di periodi particolarmente pesanti come questo, sono stabili ormai da anni e sostanzialmente in linea con la normativa attuale, ma sono ben distanti dai limiti che presto l’Ue approverà come obiettivi da raggiungere entro il 2030: per intenderci, a Reggio in sei anni le concentrazioni di polveri sottili dovrebbero calare del 26%, quelle di biossido di azoto del 15%. Valori che, se per caso venissero raggiunti, sarebbero comunque ancora alti rispetto alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Secondo Legambiente ‘la discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea legislativa ha messo in luce le criticità del contesto, dove occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni: agricoltura, trasporti e impianti di riscaldamento’.
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