REGGIO EMILIA – L’alta pressione di questi giorni a cavallo tra vecchio e nuovo anno ha riacceso i riflettori sul problema delle cosiddette “polveri sottili” – o Pm10 – nell’aria che respiriamo.
“Bastano ormai uno o due giorni senza pioggia – ha dichiarato Massimo Becchi, presidente di Legambiente Reggio Emilia – che le Pm10 fanno di nuovo la loro comparsa in città. Dal 27 dicembre, a eccezione del 30 (per un solo microgrammo) e fino a oggi abbiamo assistito al superamento della soglia limite nonostante la città sia visibilmente meno congestionata del solito per la concomitanza delle festività natalizie”.
Per Becchi, “questo dimostra che quello che respiriamo è collegato solo alle perturbazioni atmosferiche e non certo al Piano Aria Integrato adottato dalle regioni del bacino padano, ma di fatto del tutto insufficiente ad arginare il problema. Le misure proposte non sono infatti in grado né di educare i cittadini né di abbassare il valore delle polveri in quanto troppo tenui”. Il problema principale di queste misure, secondo Becchi, risiede negli orari in cui sono in vigore: “La limitazione ai veicoli più inquinanti scatta dalle 8.30 e dura fino alle 18.30, facendo quindi salve le fasce di traffico principali, senza contare che le domeniche ecologiche vengono sospese proprio in questo periodo e fino al 6 gennaio”.
E’ anche vero, tuttavia, che – come dimostra la tabella qui sotto – nel 2019 si sono avuti 32 sforamenti per la centralina di via Amendola a San Lazzaro e 53 per quella di viale Timavo. Qualcosa in meno rispetto al 2018 e, invece, nettamente inferiori agli sforamenti del 2017. Per Becchi, però, i dati sono dovuti a una stagione “molto piovosa, che ha contribuito a tenere relativamente pulita l’atmosfera”.
Occorre, per Legambiente, che anche il Comune di Reggio Emilia “si faccia portavoce di un nuovo Pair molto più coraggioso, che ponga al centro i problemi di salute della cittadinanza e scelga misure anche impopolari ma che limitino effettivamente le emissioni, perlopiù causate dal traffico veicolare, riscaldamento domestico e produttivo. Non basta, inoltre, farle applicare alla sola città capoluogo, che rappresenta il 30% dei cittadini della nostra provincia. Le misure vanno adottate anche nei comuni della pianura e della prima collina: non a caso, la centralina di Guastalla ha registrato, nel 2019, ben 41 sforamenti e a Castellarano 26, proprio a testimoniare come il problema sia di area vasta e non più rimandabile”.
Servizio Tg di Giulia Gualtieri
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