REGGIO EMILIA – Lo stabilimento Eni di Calenzano in cui martedì é avvenuta la tremenda esplosione che ha provocato la morte di 5 persone e il ferimento di 26, fa parte dell’elenco dei siti industriali potenzialmente pericolosi presenti nel nostro Paese.
A censirli é l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che fa riferimento diretto al Ministero dell’Ambiente.
Un elenco che comprende ben 974 aree definite a “rischio incidente rilevante”.
La regolamentazione di questo settore è iniziata alla fine degli anni Settanta dopo l’incidente allo stabilimento chimico Icmesa di Seveso.
La Legge divide gli impianti in due grandi gruppi: quelli a ‘soglia inferiore’ hanno una quantità limitata di sostanze potenzialmente pericolose e sono di competenza delle Regioni, mentre quelli ‘a soglia superiore’ hanno grandi quantità di sostanze a rischio e la vigilanza é di competenza dello Stato.
La banca dati é pubblica ed é consultabile sul sito internet di Ispra.
In provincia di Reggio Emilia esistono due siti di soglia superiore: si tratta della Rohm and Haas di Correggio specializzata in fabbricazione di sostanze chimiche e della Procter&Gamble di Gattatico che si occupa di produzione di sostanze chimiche organiche di base.
Cinque stabilimenti sono, invece, di soglia inferiore: la Arkema di Boretto (plastica e gomma), la Scat di Reggio (specializzata nello stoccaggio di combustibili), la Silcompa di Correggio che opera in ambito chimico, la Liquigas di Cadelbosco Sopra e la Eurogas si Casalgrande che fanno stoccaggio di Gpl.
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