REGGIO EMILIA – La sanità emiliano-romagnola cammina sull’orlo del precipizio. La relazione con cui la Corte dei Conti, nei giorni scorsi, ha emesso il cosiddetto giudizio di parificazione sul bilancio della Regione Emilia-Romagna contiene un’analisi preoccupante sulla situazione e soprattutto sulle prospettive del sistema sanitario regionale.
Nel 2022 i disavanzi cumulati delle singole aziende sanitarie hanno toccato quota 299 milioni di euro. La perdita finale di esercizio, pari a 85 milioni, è poi stata coperta dalla Regione raschiando il fondo del barile. Il giudizio della sezione regionale della Corte dei Conti è lapidario: dai dati del pre-consuntivo 2022, scrivono i giudici contabili, “risulta un livello strutturale di costi non compatibile con la sostenibilità, anche futura, del Servizio sanitario regionale”.
Il pareggio di bilancio, dice la Corte dei Conti, è stato ottenuto in parte attraverso l’assegnazione di risorse regionali aggiuntive ‘non ripetibili’ e in parte con il ricorso alla misura ‘del tutto eccezionale’, notano i giudici contabili, ‘dello svincolo di quote di avanzo vincolato al fine di assicurare l’equilibrio economico’. L’anno prossimo sarà impossibile ripetere un’operazione del genere, sia dal punto di vista economico che da quello legislativo
I fattori che hanno messo in crisi la sanità sono due. Il primo è la gestione dell’emergenza Covid, della campagna vaccinale e la necessità di recuperare le prestazioni non erogate nel 2020 e 2021; il secondo è l’aumento dei costi energetici. La prima voce nel 2022 ha comportato 517 milioni di costi, coperti dallo Stato solo per 141 milioni. La seconda voce ha causato un incremento delle bollette di 126 milioni, solo 59 dei quali sono stati finanziati dallo Stato.
La Corte dei Conti però avverte: le considerazioni sulla non sostenibilità dei conti della sanità emiliano-romagnola ‘non dipendono esclusivamente dalla gestione dell’emergenza, ma muovono da un’analisi del livello dei costi, che non appare coerente con il fabbisogno e con le risorse a disposizione’. In altre parole: o aumentano le risorse o bisognerà ridurre i costi e i servizi, perchè l’inflazione corre molto più veloce della crescita dei finanziamenti statali alla sanità.
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