REGGIO EMILIA – La Regione ha già investito più di 100 milioni di euro per restaurare le Chiese della nostra provincia lesionate dal terremoto del 2012. Altri 16 milioni saranno spesi nei prossimi mesi per completare il consolidamento di tutti gli edifici sacri. E nascono alcuni idee sul loro utilizzo.
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Sono 49 gli edifici sacri della diocesi di Reggio e Guastalla che ancora necessitano di lavori di consolidamento dopo le scosse del terremoto del 2012. Alcuni sono già aperti al pubblico, tra questi ad esempio la basilica di San Prospero e la chiesa di San Pietro in città. Altri sono ancora chiusi. Molti di questi santuari, monasteri, chiese, oratori, rischiano, una volta restaurati, di essere poco frequentati o perché isolati, o perché vicini ad altri templi più grandi o perché le comunità cristiane hanno meno preti di un tempo e meno luoghi di incontro. Per completare l’immensa opera di consolidamento strutturale iniziata nel 2012, occorrono altri 16 milioni di investimento, già stanziati dalla regione, e un anno e mezzo di lavori.
Per ora le chiese restaurate resteranno chiese con il rischio di rimanere chiuse, almeno alcune, per una gran parte dei giorni dell’anno. In futuro però potrebbero essere riconvertite a sale mostre, auditorium, centri di ricerca o altro come già accaduto ad esempio a Castelnovo Sotto. Qualche anno fa l’ufficio beni culturali della diocesi ipotizzò un progetto di riconversione di stabili come San Francesco e San Domenico in città in auditorium e sale convegni. Per ora l’idea è stata accantonata. Sarebbe comunque un peccato restituire alla comunità luoghi molto lesionati dal sisma senza che poi gli stessi vengano fruiti dalla gente.
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