REGGIO EMILIA – Nel giorno dell’udienza preliminare sul pestaggio di un detenuto nel carcere di Reggio Emilia, e il giorno dopo la tenta aggressione alla direttrice della stessa casa circondariale (con il dirigente della polizia penitenziaria Armando Di Bernardo che ha ricevuto due pugni mentre le faceva da scudo), la segreteria regionale del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa dirama alcuni dati abbastanza significativi di una situazione tutt’altro che tranquilla.
Nei carceri dell’Emilia Romagna, nei primi 4 mesi dell’anno ci sono state 80 aggressioni al personale e 444 episodi di resistenza e ingiuria a Pubblico Ufficiale. Spiega Domenico Maldarizzi, segretario nazionale della Uilpa: “Se consideriamo il dato nazionale sono state ben 1.187 le aggressioni di detenuti nei confronti di appartenenti alla Polizia penitenziaria nei soli primi quattro mesi dell’anno, mentre addirittura 3.349 sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale”.
Aggiunge Gennarino De Fazio, Segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria: “Sono numeri allarmanti e senza precedenti quelli rilevati dall’Ufficio attività ispettiva e di controllo del Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che certificano lo stato di degrado, di violenza e di difficoltà di gestione delle carceri. La Polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi. Non è raro, ormai, che le donne e gli uomini del Corpo, solo per fare il proprio dovere, si sentano dire da ristretti che faranno la fine dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia”.
Conclude il sindacalista: “Del resto, se si considerano anche 34 suicidi fra i detenuti e 4 nella Polizia penitenziaria, omicidi, stupri, violenze e traffici illeciti di ogni genere, il paragone delle odierne prigioni a teatri di guerra non sembra affatto esagerato. E’ di tutta evidenza una situazione emergenziale, anche per il sovraffollamento detentivo: sono 14mila i detenuti in più, e l’insufficienza di operatori, al corpo di polizia penitenziaria mancano 18mila unità, non possa essere efficacemente affrontata con misure e strumenti ordinari”.