REGGIO EMILIA – Il Consiglio comunale ha approvato – con 25 voti favorevoli (Pd, Più Europa, Immagina Reggio, Reggio è, Lega Salvini premier, Alleanza civica, Forza Italia) e 4 astenuti (M5S, Fratelli d’Italia) – la proposta di Accordo di programma preliminare, per la realizzazione dell’impianto automobilistico Silk-Faw. La conclusione dell’iter autorizzativo è prevista per il mese di febbraio 2022.
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Negli ultimi 30 anni gli statunitensi hanno comprato Lombardini, Brevini, Faba e Capolo, i tedeschi Hidroirma, Sicam di Correggio e OM Pimespo di Luzzara, i cinesi Meta System, gli inglesi Landini di Castelnovo Sotto e Interpuls di Albinea, i francesi Oto Mills di Boretto, gli olandesi Ellebi di Gualtieri, i danesi Comatrol. Per la prima volta un soggetto economico estero si propone di investire ingenti capitali – addirittura 1,3 miliardi di euro – non per comprare un’azienda reggiana e liquidare i vecchi proprietari, ma per costruirne una nuova sul nostro territorio.
Questo soggetto nasce dall’alleanza fra la statunitense Silk e la cinese Faw e progetta di realizzare a Reggio 4.400 auto ibride e elettriche di alta gamma all’anno a partire dal 2023. Silk-Faw per adesso fa base al Tecnopolo e conta già una quarantina di dipendenti, ma il piano industriale prevede mille assunzioni entro il 2028.
Alcuni osservatori, come il giornalista e scrittore Federico Rampini, inviato di Repubblica negli Stati Uniti, ospite nei giorni scorsi su Rai Tre del programma di Lucia Annunziata ‘Mezz’ora in più’, ha interpretato questo investimento come una minaccia cinese all’economia locale e nazionale. Un mese fa a Decoder la manager di Silk Faw Katia Bassi, risponendo a una domanda su queste preoccupazioni, aveva offerto una chiave di lettura diversa: “Intanto stiamo parlando di una società che ha una maggioranza americana. Credo che questo possa rappresentare un’opportunità, perchè la Cina ci tiene a far vedere che una cooperazione è possibile”. La manager di Silk Faw aveva anche detto che le aziende del territorio che temono di vedersi sottratti tecnici e ingegneri non hanno motivo di preoccuparsi: “Il nostro obiettivo è quello di portare nella Motor Valley l’expertise, che ancora non è così radicata, legata alle batterie, alle celle, all’elettrificazione. Speriamo di portare queste competenze a fattore comune perchè tutte le aziende del territorio ne possano usufruire in futuro”.