REGGIO EMILIA – Con l’operazione “strade sicure”, avviata in Italia nel 2008 dal Governo Berlusconi, il personale delle forze armate italiane viene utilizzato nelle città affiancando gli agenti di pubblica sicurezza nel contrasto alla criminalità.
L’attuale Governo ha deciso di rilanciare l’operazione ripartendo sul territorio nazionale 6.800 militari nel 2024. Di questi, 86 sono destinati alle città dell’Emilia: 56 a Bologna, che passa così a un totale di 125 militari dell’esercito sulle strade e nei luoghi più critici come la stazione; 15 arriveranno nei prossimi giorni a Parma e altrettanti a Modena. In regione, anche a Piacenza e Ferrara le forze armate sono presenti. Reggio Emilia, invece, almeno per ora non avrà l’esercito.
Della questione se n’è discusso nell’ultimo comitato per l’ordine e la sicurezza in prefettura. La richiesta infatti deve arrivare da lì: Parma ne ha fatto richiesta al ministero nell’agosto scorso. “A Reggio – fanno sapere dalla prefettura – è entrato in vigore da poco il nuovo dispositivo di ‘vigilanza dinamica dedicata’, con uno sforzo notevole delle forze di polizia locali, presidi e pattugliamenti rinforzati nelle zone più critiche. E’ necessario più tempo per valutare la sua efficacia poiché è partito soltanto una settimana fa”.
Ma serve veramente l’esercito nelle città o è un’operazione solo di facciata? I militari delle forze armate agiscono con le funzioni di agenti di pubblica sicurezza, escludendo invece le funzioni di “agente di polizia giudiziaria”. Possono identificare e perquisire persone o mezzi di trasporto ma non possono arrestare, ad esempio. L’impatto della sola presenza dell’esercito sulla percezione della sicurezza è sicuramente alto, ma le funzioni sono limitate.
Dell’efficacia dell’utilizzo delle forze armate in città è sicuramente convinta la Lega, anche in Emilia. A Reggio il capogruppo in Sala del Tricolore, Roberto Salati, nelle prossime ore depositerà una mozione in Consiglio comunale per richiederne la presenza. Intanto, in prefettura domani mattina si terrà un incontro con rappresentanti di associazioni, università, scuola e Comune per parlare di devianza e disagio giovanile. La prefettura, infatti, intende mettere in campo anche misure di prevenzione, efficaci poi nel lungo periodo.
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