REGGIO EMILIA – Il crac di Sicrea non è stato causato da scelte gestionali azzardate né da atti fraudolenti degli amministratori. La proposta concordataria ammessa dal Tribunale contiene un’analisi delle ragioni della crisi dell’azienda. Nata nel 2012 rilevando le attività di Cooperativa Muratori Reggiolo, Orion e altre cooperative di costruzioni in dissesto, Sicrea è stata capace di aggiudicarsi molte importanti commesse in tutta Italia.
Dall’analisi dei conti contenuta nel piano concordatario, però, emerge che l’azienda ha sempre avuto una “bassissima marginalità”. A partire dal 2018, poi, si registra un aumento del monte lavori che però è accompagnato da una crescita ancora più marcata dei costi. Sicrea, in crisi di liquidità, chiede aiuto ai soci. Prima arrivano 9 milioni, poi altri 2 versati da Parco nell’estate del 2019. Ma l’azienda ormai è su un piano inclinato: in un contesto di scarsa capitalizzazione, qualunque problema sui cantieri genera tensioni finanziarie che si traducono in ritardi nei pagamenti dei fornitori.
Nella ricostruzione depositata in Tribunale, il momento chiave è la decisione del principale fornitore di lavori, il Consorzio Integra, di bloccare i pagamenti a Sicrea: “Il blocco dei pagamenti per i lavori svolti da Sicrea e dalle sue partecipate – si legge nel documento – ha finito per compromettere la continuità aziendale”.
In definitiva, “l’analisi delle cause della crisi di Sicrea non ha evidenziato atti fraudolenti o gravemente imprudenti da parte degli amministratori”, i quali avrebbero costantemente monitorato la situazione aziendale e informato i soci. Pochi e di importo modesto anche i pagamenti potenzialmente revocabili: si tratta di versamenti a fornitori fatti fra il 25 novembre 2019 e il 25 maggio 2020 a seguito di decreti ingiuntivi o piani di rientro.
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