REGGIO EMILIA – Da dove arrivano, non in termini geografici quanto piuttosto fisici, i senzatetto o senza casa che gravitano in zona stazione storica? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare al 2021 e all’operazione Reggiane Off, ovvero lo sgombero delle ex Officine Reggiane i cui capannoni fatiscenti, negli anni precedenti, avevano ospitato fino a 250 persone senza fissa dimora.
All’interno di quella che era divenuta una vera e propria cittadella con tanto di barbiere, svariati bar, una chiesa e punti per il take-away, vivevano diverse tipologie di persone: da quelli che avevano permessi di soggiorno di lunga durata con contratti di lavoro a tempo indeterminato, ma impossibilitati a trovare una sistemazione in affitto, a quelli che invece post crisi 2008, pur con un contratto di soggiorno lungo, non erano più stati in grado di ricollocarsi nel mondo del lavoro, fino a coloro che, provenienti da una prima accoglienza per richiedenti asilo, avevano interrotto il proprio percorso.
Ebbene, una volta sgomberate le ex Reggiane, 104 persone che lì abitavano sono state collocate in appartamenti o dormitori in città: tra loro, c’è stato anche chi, al termine di un percorso durato anni, è riuscito ad accendere un mutuo e a comprare casa. Gli altri, semplicemente perché non in grado di reggere quello stile di vita, hanno scelto di restare in strada.
Delle 235 persone che l’unità di strada della Papa Giovanni incontra abitualmente nel quartiere stazione dal 2024 a oggi, 48 provengono proprio dalle ex Reggiane. Sul totale, 157 sono gli stranieri – quasi tutti provenienti da Nordafrica o centro Africa – e 78 gli italiani. Sono invece 39 le donne, che rappresentano circa il 12% del totale: una percentuale alta all’interno di un contesto molto più complesso e delicato rispetto agli uomini, soprattutto se si parla di donne-madri e magari consumatrici di stupefacenti.
A questi si aggiungono persone che potremmo definire “occasionali”: sono pendolari che, spostandosi in treno, dormono a Bologna, passano il pomeriggio a Reggio e poi cenano a Modena. Il tutto, ovviamente, per questioni di opportunità. Ci sono, infine, coloro che arrivano a Reggio perché meramente sorpresi dal controllore sul treno senza biglietto e qui scelgono di restare.
E’ importante sottolineare che, nelle 235 persone seguite a cadenza quasi quotidiana dall’unità di strada, non figurano i neo 18enni nordafricani, quasi tutti ex minori stranieri non accompagnati.
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