REGGIO EMILIA – Nessun giaciglio di fortuna e nessun ambiente è rimasto occupato. Il trasferimento delle ultime 12 persone che vivevano nelle ex Reggiane si è concluso nell’arco di un paio d’ore durante le quali si è notato il via vai dei “residenti” che già nei giorni scorsi avevano lasciato le Officine e che sono tornati per recuperare i propri effetti personali.
(foto Corrado Bertozzi/Elite per Reggionline)
Dalle 8 la zona è stata circondata dalle forze dell’ordine con centinaia di uomini e donne impegnati. Bloccate le strade limitrofe, a partire da via Agosti. L’intervento di sgombero, monitorato anche dall’alto tramite l’utilizzo di un drone, si è svolto senza disordini grazie anche agli operatori del Comune e della Caritas che hanno aiutato gli occupanti. Una parte di loro, provvisoriamente, ha trovato posto presso l’hotel Galaxy di Massenzatico, il modello che verrà seguito è però quello di un’accoglienza “diffusa”.
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Tra i mezzi arrivati nelle ex Officine anche ruspe e betoniere. Una squadra di operai si è messa al lavoro per demolire alcuni immobili e sigillare ogni porta o finestra di quelli che invece devono essere salvaguardati, poiché sotto vincolo storico culturale. Tutto secondo il piano denominato “Reggiane off” che ha visto Comune, Diocesi, Regione e Stu Reggiane collaborare insieme, col ruolo chiave della prefettura nella cabina di regia. Un progetto lanciato 9 mesi fa, quando erano circa 90 i senza fissa dimora nell’area. Lunedì scorso se ne contavano grossomodo ancora 40.
“Ringrazio la polizia per questa operazione”. Ibrahim Munkaila, 32enne ghanese da 10 anni in Italia, è sollevato dal non dover più vivere in un ambiente teatro di traffici di droga, con conseguenti retroscena fatti di paura, tensioni e scontri tra bande. Al momento fa il saldatore, ma a tempo determinato. Il suo permesso di soggiorno è sempre in bilico. Addirittura scaduto da 4 anni è quello del suo connazionale, Amankwa Yaw: “Adesso è difficile. Ho i miei documenti bloccati in Questura. Come faccio a trovare lavoro?”.
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