CORREGGIO (Reggio Emilia) – “Mi dispiace che adesso dica che non si ricorda chi sono e dove abbiamo il laboratorio nonostante sia venuto qua più volte”. Il laboratorio GLab, gestito da Samuele De Pietri e dal fratello Cristian, si trova a Correggio. Vittorio Sgarbi, che dal 2021 ha cominciato con loro a collaborare a diversi progetti, ora a malapena dice di conoscerli e fatica a collocarli al paese che ha dato i natali al grande artista rinascimentale Antonio Allegri, detto appunto “Il Correggio”. Eppure, oltre ad avere commissionato sei “cloni” di opere al centro grafico, è stato anche ospite del ristorante dei suoi titolari, in viale Mazzini.
“Si è divertito a firmarci la parete, c’era questa composizione di poster antichi, si è divertito a fare uno schizzo e l’ha firmato per ricordare il suo passaggio. E’ tutto strano”. Nei panni di intermediario, Sgarbi, all’epoca del Covid, aveva dato un aiuto all’azienda nel promuovere una pellicola utile contro la diffusione del virus. I due imprenditori, risentiti soprattutto nel sentire denigrare il risultato del loro lavoro, hanno inviato una smentita al Fatto Quotidiano, testata che per prima, assieme a Report, ha portato alla luce il caso del quadro attribuito a Rutilio Manetti, trafugato da un castello vicino a Pinerolo nel 2013 e riapparso in una mostra a Lucca nel 2021, presentato da Sgarbi come inedito di sua proprietà.
Da giornalistica, l’inchiesta è diventata ora giudiziaria e vedrebbe il sottosegretario indagato per autoriciclaggio di beni culturali. In due momenti i fratelli De Pietri sono sobbalzati dallo stupore: quando hanno capito che la tela era quella passata sotto i loro scanner e quando hanno visto che quella finita in mostra era la copia da loro realizzata.
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