REGGIO EMILIA – In cambio di soldi, fino a 6mila euro come tariffa, promettevano il permesso di soggiorno a lavoratori arrivati dal nord Africa. I contratti di assunzione riguardavano incarichi come colf o badanti, ma le mansioni effettive avevano invece a che fare con attività ricettive della riviera romagnola.
E’ partita infatti dalla procura di Rimini, sulla base di una denuncia da parte di un migrante, l’operazione ha portato all’esecuzione di 12 misure cautelari. Immigrazione clandestina e sfruttamento dei lavoratori, queste le ipotesi di reato alle quali si aggiunge lo sfruttamento della prostituzione visto che sarebbero emersi episodi di giovani vittime costrette ad avere rapporti sessuali con alcuni degli organizzatori o con clienti da questi procurati.
Quattro gli arrestati finiti in carcere. Tra i sette ai domiciliari due risiedono in provincia di Reggio Emilia; uno di loro, di Sant’Ilario d’Enza, ha un passato come collaboratore di un’associazione imprenditoriale e, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da facilitatore. Nell’elenco degli arrestati figurano anche un dipendente dell’Inps di Rimini, un addetto di un patronato e un commercialista, sempre di Rimini.
Le indagini hanno messo in luce un collaudato sistema, attivo tra il 2017 e il 2020, con un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. E’ emersa, tra le altre cose, l’organizzazione di matrimoni fittizi. Per ottenere la regolarizzazione sul territorio i lavoratori erano costretti a lavorare pressoché gratis e a subire trattamenti definiti dal gip inumani e degradanti.
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