REGGIO EMILIA – Stava per compiere 32 anni Ezio Comparoni, nome d’arte Silvio D’Arzo, promettente scrittore, quando fu stroncato da una leucemia.
Il 30 gennaio 1952 si spense in una stanza della casa di cura Villa Ida. Ezio era figlio di Rosalinda Comparoni e di padre sconosciuto, un marchio che all’epoca era fonte di sofferenze. Condusse un’esistenza povera in un’abitazione di via Aschieri, nel centro cittadino, assieme alla madre, dimostrando subito una vivace intelligenza negli studi e una profonda conoscenza della letteratura angloamericana.
In vita riuscì a pubblicare un solo romanzo, “All’insegna del Buon Corsiero”, ma il suo capolavoro è “Casa d’altri”, uscito postumo, definito “racconto perfetto” da Eugenio Montale, ambientato in una località dell’alto Appennino da cui proveniva sua madre. Silvio D’Arzo vi pone i temi della solitudine, della precarietà del vivere, che sono parte della sua stessa esistenza personale. Il giovane scrittore, dopo la leva militare e il rischio di essere deportato in Germania l’8 settembre 1943, si mantenne con lezioni private e un periodo di insegnamento nelle scuole superiori. Visse cocenti delusioni per la mancata pubblicazione di una serie di altri suoi lavori.
Negli ultimi anni della sua vita conobbe momenti felici per la relazione con Ada Gorini, pittrice, ma la malattia ebbe ben presto il sopravvento. Dopo la morte sono uscite varie edizioni delle sue opere. Il suo carteggio, con preziosi manoscritti, è stato conservato da Rodolfo Macchioni Jodi, studioso di letteratura e amico di Silvio D’Arzo. Nel 2016 è stato donato dagli eredi alla biblioteca Panizzi.
Gian Piero Del Monte
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