REGGIO EMILIA – Seta, così non va. Nei giorni scorsi la Corte dei Conti, rispondendo a uno specifico quesito del comune modenese di Cavezzo, ha evidenziato come a suo dire i soci pubblici non stiano esercitando fino in fondo il proprio ruolo di governance.
La magistratura contabile ha anche paventato un rischio di danno erariale se questa situazione non verrà sanata. Il parere espresso ha indotto Cgil e Cisl a scendere in campo per chiedere un cambio di passo anche all’amministrazione di Reggio, dopo che quella di Modena, da quasi un anno ha assunto una posizione molto critica sulla gestione di Seta, anche in vista della possibile nascita dell’azienda unica regionale dei trasporti.
‘Il trasporto pubblico locale non è un servizio qualunque e non può essere governato come se fosse una normale azienda privata – attacca la Cgil – Affidarlo ad una gestione che non risponde realmente ai soci pubblici significa svuotare di senso la proprietà pubblica’.
Cisl chiede invece di convocare una seduta straordinaria del Consiglio comunale che consenta ai soci pubblici di trattare alla pari con Tper e Regione.
Secondo Rosamaria Papaleo, Segretaria generale Cisl Emilia Centrale “Ora non ci sono più alibi né zone grigie, Reggio Emilia e gli altri comuni soci di Seta hanno la maggioranza e hanno l’obbligo di riprendere il controllo effettivo della società. Sarebbe un segnale importante dedicare al futuro del trasporto pubblico e di Seta un Consiglio comunale straordinario. È stato scandaloso- prosegue- assistere al rifiuto sistematico di fornire ai Comuni soci informazioni essenziali a partire dall’indebitamento e dalle condizioni finanziarie. La Corte chiarisce anche che Tper è soggetta al controllo pubblico e agli obblighi di trasparenza”
Papaleo conclude “Si alla società unica regionale, quindi, ma solo se nasce da un confronto alla pari tra Reggio i soci di Seta e quelli di Tper, che sono il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna”.
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