REGGIO EMILIA – E’ il momento delle risposte. Il principio d’incendio causato ieri da un ospite che ha appiccato il fuoco al suo cuscino, ha riacceso il tema della sicurezza all’interno della Rems di Reggio. La struttura aperta nel dicembre 2021 che ospita fino a 30 pazienti, dove sono curate persone condannate, ritenute affette da disturbi mentali, ma dove non ci sono né celle né agenti di Polizia penitenziaria, come previsto dalla legge 81 del 2014 che ha deciso il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Una situazione resa ancora più tesa dalla possibilità che sia di nuovo trasferito alla Rems di Reggio il paziente che il 27 agosto dell’anno scorso aveva preso a sprangate un medico nel corso di un tentativo di evasione.
Da allora l’Ausl ha messo in campo, d’accordo, con i sindacati un pacchetto di 11 misure per garantire la sicurezza degli operatori con un sistema di 36 telecamere perimetrali e 42 interne.
Lo sforzo straordinario dell’azienda sanitaria però non basta. Soprattutto non garantisce la sicurezza degli operatori, in caso di azioni violente dei pazienti, da qui la richiesta della Cisl di poter avere all’interno della Rems personale specializzato non armato, in grado però intervenire in situazioni di emergenza, come avviene in altre strutture analoghe.
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