REGGIO EMILIA – Il prossimo 1° gennaio la gestione del servizio idrico integrato nella provincia di Reggio Emilia passerà da Ireti ad Arca, l’Azienda reggiana per la cura dell’acqua controllata dai Comuni reggiani.
Il capitale di Arca, affidataria della gestione e titolare della concessione, fa capo per il 60% ai Comuni reggiani e per il 40% alla stessa Ireti, che ha vinto la gara per l’individuazione del socio operativo. La concessione avrà una durata di 17 anni e il valore stimato del servizio oggetto di affidamento è di 1 miliardo e 255 milioni di euro.
A partire da gennaio sulle bollette dell’acqua, al posto del logo di Ireti, comparirà dunque la sigla Arca. Per gli utenti non cambierà nulla: stesse tariffe e stesse condizioni di fornitura. Non cambierà l’addebito sul conto corrente e neppure il numero telefonico del servizio clienti. Dunque in realtà è tutto come prima? Non è proprio così. Con l’operazione Arca si determina un assetto peculiare: alla proprietà pubblica delle reti si aggiunge infatti il controllo pubblico sulla titolarità della concessione e sulla gestione del servizio idrico, in modo da cercare di corrispondere all’esito del referendum del 2011 sui beni comuni.
La rete idrica in provincia conta su 31 acquedotti, è lunga 5mila chilometri e serve più di mezzo milione di persone. Per vincere la gara e diventare socio operativo di Arca, Ireti ha accettato di anticipare 80 milioni di euro di investimenti nel decennio 2023-2032. La società del gruppo Iren ha anche promesso di ridurre le perdite di rete dal 23% attuale al 15% entro il 2030. Il servizio idrico, per essere efficiente, comporta forti investimenti. Nel 2021 sono state realizzate opere per 37 milioni di euro. L’anno scorso i lavori su acquedotti, fognature e impianti di depurazione hanno comportato 35 milioni di costi, finanziati dalle tariffe. I più onerosi sono stati l’interconnessione tra gli acquedotti di Reggio e Roncocesi, l’impianto di depurazione di Meletole a Castelnovo Sotto e il nuovo serbatoio di Luzzara.
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