REGGIO EMILIA – Condannato a sedici anni di reclusione. E’ questa la sentenza di primo grado nei confronti di Muhammad Waqas, di 31 anni, cittadino pakistano. La Corte d’Assise lo ha ritenuto responsabile dei reati di violenza sessuale, lesioni e favoreggiamento di immigrazione clandestina.
In concorso con una donna albanese irreperibile e con un connazionale a giudizio tramite rito abbreviato, ha reso un incubo la vita di una famiglia fuggita prima dalla guerra in Siria e successivamente dal terremoto in Turchia.
Una vicenda che risale al maggio del 2023. Anziché in Germania, la famiglia finì in Italia, caricata su due auto, con gli uomini divisi dalle donne. Queste ultime furono portate a Guastalla. Un casolare nella zona golenale divenne la prigione di nonna, madre e una delle figlie. L’altra figlia, di 17 anni, fu invece rinchiusa in un secondo casolare, nella frazione di San Rocco.
Gli aguzzini liberarono la giovane pare dietro riscatto, portandola in un’area di servizio a Lodi. Prima del rilascio la ragazza fu picchiata e abusata dal 31enne. Rispetto agli altri due indagati, soltanto a lui sono state contestate le lesioni e la violenza sessuale. Muhammad Waqas, che da mesi si trova in carcere in custodia cautelare, difeso dall’avvocatessa Elisa Baldaccini, era presente nel momento del verdetto. Nei confronti dell’imputato la pm Giulia Galfano aveva chiesto trent’anni, quasi il doppio rispetto alla pena che gli è stata inflitta. Ciò si deve all’assoluzione dal reato di sequestro ai fini di estorsione.
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