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il “Report 2024 – Pellegrini di speranza”
della Caritas
REGGIO EMILIA – ”E’ diventato più facile nel nostro Paese e nel nostro territorio scivolare in povertà, diventa più difficile uscirne”. Così Andrea Gollini, direttore della Caritas Diocesana, presentando il rapporto 2024 sulla povertà “Pellegrini di speranza”.
La cruda verità è che ci sono sempre più poveri, in Italia e anche a Reggio. I dati Istat certificano che 1 cittadino su 10 è in povertà assoluta, 5,7 milioni di italiani, l’8,4% delle famiglie. L’indicatore della povertà relativa invece racconta di un 23% di persone a rischio. Non più un’emergenza, ma un fenomeno drammatico che si sta normalizzando.
Nel 2024, secondo il rapporto della Caritas Diocesana, le persone seguite sono state 808, di cui 227 mai conosciute prima. Aumenta il numero dei pasti distribuiti che superano quota 100mila, e si conferma in crescita l’esclusione abitativa. Non solo in città, ma anche in provincia.
“E’ una povertà fatta di famiglie che hanno una casa ma che spesso fanno fatica a tenerla. Nuclei di persone, non di persone sole come sono quelle senza dimora, ma anche di persone che hanno delle forme di reddito ma queste forme di reddito non sono sufficienti a garantire loro un’inclusione piena nella società e anche come, si dice più volgarmente, di arrivare in qualche modo alla fine del mese”, sottolinea Gollini.
Per loro è fondamentale il ruolo dei centri di accoglienza della Caritas che nel 2024 hanno seguito 59 nuclei famigliari per un totale di 159 persone di cui 59 minori. Un quarto, gli italiani seguiti: “E’ più facile essere in povertà se nel nucleo almeno una persona è straniera – chiarisce Gollini – Tuttavia nel nostro territorio a livello diocesano il 23,1% delle persone è italiano e i dati campione di Sant’Ilario e Regia Pacis ci dicono che questo dato arriva quasi al 30%”.
Il rapporto sulla povertà, però, racconta anche di chi ce l’ha fatta. Poche persone che con l’aiuto della Caritas e di tutti gli altri attori in campo, dai servizi sociali al volontariato e all’associazionismo, sono riuscite a intraprendere un nuovo cammino. Come diceva Papa Francesco, “Nessuno si salva da solo”, ma gli sforzi congiunti di un’intera comunità possono fare la differenza: “Ci sono persone che ce la fanno – conclude Gollini – e c’è anche qualcuno che dopo torna come volontario e questo è notevole perché sottolinea proprio la volontà di restituire di queste persone se gliene viene data la possibilità. Persone che tornano così a essere artefici della loro vita”.
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