REGGIO EMILIA – Continuano a diminuire anche sul nostro territorio le interruzioni volontarie di gravidanza. Lo vediamo nella seconda puntata del nostro approfondimento sul tema.
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A 44 anni di distanza dall’entrata in vigore della legge 194, le interruzioni volontarie di gravidanza si confermano in lenta e costante diminuzione in Italia, in Emilia Romagna e anche a Reggio Emilia. Secondo il rapporto regionale gli aborti, per via farmacologica o chirurgica, sono stati 880 nel 2018, 783 nel 2019 per scendere a 753 nel 2020. Sono dunque calati in un anno del 5% e del 16% in due anni. Ma la decrescita appare evidente soprattutto considerando periodi più lunghi: in 25 anni si è registrato un calo del 34%, da 1.127 appunto a 753. Dati in contrasto con le previsioni di chi si opponeva alla legge 194, sostenendo che gli aborti volontari sarebbero aumentati. Quello dell’interruzione volontaria di gravidanza è un fenomeno legato anche ai flussi migratori, ma il calo c’è stato anche per le straniere: negli ultimi 15 anni il numero delle donne non italiane che hanno abortito si è dimezzato.
L’aborto farmacologico prevede l’assunzione della Ru486, due pillole a distanza di 48 ore l’una dall’altra e può essere praticato fino alla nona settimana di gestazione. Questa possibilità nel nostro Paese è stata introdotta 13 anni fa, nel 2009. Secondo i professionisti, i vantaggi sono diversi: si evita l’intervento in sala operatoria e le sue eventuali complicanze. A Reggio Emilia, il 2020 è stato l’anno in cui i trattamenti medici hanno superato quelli chirurgici: sono stati 434, il 58% del totale. Il ricorso alla Ru486 aumenta progressivamente. L’anno scorso, al Santa Maria Nuova sono state eseguite 510 interruzioni volontarie di gravidanza, quelle praticate con la pillola sono state 384: in pratica tre donne su quattro hanno scelto la via farmacologica al posto della chirurgia. Neanche l’introduzione della ru486 ha fatto però aumentare le interruzioni di gravidanza.
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