REGGIO EMILIA – Nella nostra provincia, gli iscritti dai nidi alle scuole superiori sono più di 78 mila, l’1,7% in meno rispetto all’anno scolastico precedente. Per il settimo anno consecutivo la popolazione scolastica reggiana diminuisce. Il dato è emerso dall’annuario della scuola reggiana che è stato presentato oggi. Il calo maggiore si sente alle scuole elementari e riflette il calo delle nascite. “Il rischio – ha detto il direttore dell’ufficio scolastico – è che scompaiano i presidi scolastici nelle zone meno abitate”.
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L’annuario della scuola reggiana
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La curva non lascia spazio ad interpretazioni: il numero dei bambini che frequentano le scuole elementari reggiane sta continuando a calare. In un contesto di generale diminuzione della popolazione scolastica, quella della scuola primaria è la più marcata ed è un effetto diretto di una ormai cronica denatalità, diffusa a livello nazionale. Oggi gli alunni iscritti alle elementari sono 22.061, il 3,4% in meno rispetto allo scorso anno e il 12% in meno rispetto a dieci anni fa. Il dato emerge dalle pagine dell’ultima edizione dell’annuario della scuola reggiana, presentato dalla provincia e dall’ufficio scolastico. Se in città, o comunque nelle zone più abitate, la riorganizzazione delle classi è più facile, in altre località comincia ad essere a rischio la sopravvivenza stessa delle scuole: “Il calo soprattutto nelle prime classi della primaria è consistente e in alcune situazione di frontiera si dovrà andare anche verso una razionalizzazione dei plessi – sottolinea Paolo Bernardi, dirigente Ufficio Scolastico di Reggio – poi ci sono realtà in cui questo è più difficile perché i plessi sono molto distanti tra di loro, penso alla montagna in particolare”.
Dall’annuario emerge poi un altro dato che riflette il cambiamento delle esigenze delle famiglie reggiane. In dieci anni i bambini iscritti al tempo pieno sono passati dal 31% al 42%. L’organico degli insegnati assegnato al servizio è però bloccato per legge da più di dieci anni. Nell’attesa che la norma cambi, si stanno adottando soluzioni alternative. “Si creano situazioni di ‘tempo integrato’ dove il comune con i suoi operatori garantisce alcuni pomeriggi e la scuola ne garantisce altri attraverso le risorse di potenziamento”. (1/continua)
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