REGGIO EMILIA – Alla riapertura delle attività, il percorso dello screening del colon retto aveva accumulato un ritardo di circa 13mila test per la ricerca del sangue occulto fecale. Vista la necessità di recuperare, l’Ausl ha ideato una nuova modalità: non più la consegna dei kit agli utenti, invitati a ritirarli in una struttura sanitaria, ma l’invio a casa del materiale.
In un anno sono stati spediti 37mila test. Nel 2021, finora, sono stati eseguiti 18mila esami in più e 800-900 esami di secondo livello – ovvero colonscopie – in più rispetto al 2019. L’impatto sulle strutture è stato notevole, ma la nuova modalità ha avuto successo: “Questo testimonia, con oltre il 90% di riconsegna dei campioni, come la modalità che abbiamo scelto abbia favorito l’adesione”, ha commentato Cinzia Campari, direttrice del Centro Screening di Ausl.
Per quanto riguarda lo screening delle cervice uterina, nel 2020 sono stati eseguiti 4mila test in meno a causa della chiusura di ambulatori ostetrici e case della salute: “A questo abbiamo fatto fronte con un consultorio presso il Santa Maria Nuova, potenziando la chiamata sui consultori aperti, quelli ospedalieri”, ha aggiunto la Campari.
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