REGGIO EMILIA – “Per informarmi ogni tanto ascolto la radio italiana e ho sentito parlare di pogrom o caccia all’ebreo. Mi è sembrata molto esagerata come definizione di quello che è successo la sera della partita”.
Ad Amsterdam la situazione si sta tranquillizzando ma il dibattito sugli scontri avvenuti in occasione della gara di Europa League Ajax-Maccabi Tel Aviv è ancora vivo in tutta la nazione. Ne abbiamo parlato con la reggiana Giulia De Conti, 36enne manager nel settore farmaceutico. Originaria di Fogliano, vive e lavora ad Amsterdam da cinque anni e conosce bene la realtà della capitale olandese.
Secondo le prime ricostruzioni di quella sera i tifosi israeliani sarebbero stati aggrediti da persone che urlavano slogan a favore della Palestina, nelle ore successive sono però emersi diversi episodi di violenza che hanno visto come protagonisti proprio i supporters provenienti da Tel Aviv. “Ci sono video dove si vedono tifosi strappare delle bandiere palestinesi che sono abbastanza frequenti per la città, ne vedi tante appese ai palazzi proprio da privati – prosegue Giulia. Secondo la manager reggiana non sono mancate le provocazioni da parte israeliana. “Se uno sente un coro “A Gaza non ci sono più le scuole perchè non ci sono più bambini” non è una cosa accettabile in un paese democratico. Ovviamente non giustifico gli episodi di violenza”.
Ad Amsterdam convivono una forte comunità ebraica, vicina agli stessi tifosi dell’Ajax, mentre il 15% della popolazione è di religione musulmana. “La religione qui è considerata una cosa molto privata quindi ognuno un po’ fa quello che si sente di fare – prosegue – Ci sono scuole cattoliche e musulmane, una di fianco all’altra. Mi sembra che l’integrazione funzioni abbastanza bene”.
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