CASTELLARANO (Reggio Emilia) – Quali sono le origini del dissesto dello Scatolificio Laveggia? Come è stato possibile che l’azienda di Roteglia, con un fatturato 2021 di 40 milioni di euro, sia arrivata ad avere 17 milioni di debiti verso l’Agenzia delle Entrate e quasi 5 verso l’Inps per l’omesso versamento dei contributi previdenziali?
Il commercialista modenese Gianluca Riccardi, attestatore della proposta concordataria, fa risalire la situazione di crisi dell’azienda almeno al 2018. Una crisi proseguita nel corso degli anni successivi, con bilanci cronicamente in perdita. Nel 2021 il disavanzo d’esercizio superò i 13 milioni di euro. La situazione patrimoniale al 31 luglio 2022 parla di perdite cumulate per quasi 43 milioni di euro.
L’azienda, che produce cartone ondulato e occupa quasi 200 addetti, ha deliberato l’11 aprile scorso di chiedere l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in bianco o con riserva per far fronte ad una grave crisi di liquidità. Il 21 aprile la domanda è stata accolta dalla sezione fallimentare del Tribunale di Reggio, che ha concesso all’azienda 120 giorni di tempo per predisporre la proposta concordataria e il piano di rilancio.
Socio unico dello Scatolificio La Veggia è la società Laveggia srl della famiglia Giacopini. Negli ultimi anni l’azienda ha registrato ricavi medi per circa 60 milioni di euro. Da marzo del 2022 amministratore unico è Angelo Rodolfi, chiamato per risolvere la situazione che si era venuta a creare: alla fine del 2019 l’azienda di Castellarano aveva debiti per 57 milioni, di cui 8 verso banche, 13 verso fornitori e 16 milioni di debiti tributari e verso istituti di previdenza. Il tribunale ha nominato commissario giudiziale il commercialista reggiano Silvio Facco.