REGGIO EMILIA – Domani, mercoledì 2 agosto, a Bologna saranno presenti anche il sindaco di Reggio Luca Vecchi, il sindaco di Casalgrande Giuseppe Daviddi e il presidente del consiglio comunale sempre di Casalgrande Marco Cassinadri alla commemorazione del più grande attentato del dopoguerra italiano.
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“Forse non abbiamo riflettuto abbastanza cosa significa aver avuto in questa città un terrorista come Paolo Bellini”. Roberto Scardova arrivò in stazione a Bologna pochi minuti dopo le 10.25 di 43 anni fa e raccontò per la Rai di quella bomba, di quegli 85 morti, di quei 200 feriti, di quella strage italiana, di quelle storie dietro ai nomi, tra cui i reggiani Eleonora Geraci e Vittorio Vaccaro, madre e figlio di Casalgrande e Scandiano lì in attesa di parenti in arrivo dalla Sicilia. E continua a raccontarne, assieme all’instancabile presidente dell’associazione famigliari delle vittime Paolo Bolognesi, forse più che mai adesso: la sentenza di primo grado della Corte di Bologna ha condannato l’ex primula nera Paolo Bellini per concorso nella strage, togliendo di mezzo le più svariate piste usate come depistaggi e scoperchiando il pentolone. “Una struttura occulta che ha occupato e minacciato la democrazia di questo Paese fino ad oggi con gli attentati, le sparatorie, con le fucilazioni di piazza”, continua Scardova.
Per questo, nonostante le tantissime indagini e quest’ultimo processo, c’è ancora una verità cui arrivare, secondo Scardova e Bolognesi e secondo l’Anpi di Reggio, che ha organizzato con loro una serata di approfondimento. “Volevamo approfondire la questione della strade dopo la condanna all’ergastolo di Bellini”, sottolinea il presidente dell’Anpi Ermete Fiaccadori.
“Si scopre che la strage è stata organizzata e finanziata dai vertici della loggia massonica P2, è stata protetta dai servizi segreti ed eseguita da terroristi fascisti”, aggiunge Bolognesi.
“Adesso che cosa ti aspetti?”: è questa la domanda che più spesso viene rivolta a Bolognesi. “Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto ‘Strage di Bologna, un ponte tra la strategia della tensione e le stragi del 1992-1993”.
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