REGGIO EMILIA – La strage di Bologna fu organizzata e finanziata dalla P2 di Licio Gelli. E’ uno dei possibili scenari sui quali ha voluto fare luce la procura di Bologna nell’inchiesta che vede coinvolto il reggiano Paolo Bellini, ex Primula Nera di Avanguardia Nazionale.
“E’ stato per anni al centro di una operazione che ha visto lavorare insieme per il progetto stragista la P2 di Licio Gelli, i servizi segreti e i terroristi neri di Ordine Nuovo”, ha detto in merito a Tg Reggio il giornalista Roberto Scardova. C’è un filo nero che collega Bellini al Maestro Venerabile. E’ l’ipotesi investigativa della procura generale di Bologna, secondo la quale Licio Gelli, in qualità di mandante, avrebbe agito in concorso nella strage di Bologna assieme al suo braccio destro Umberto Ortolani, al capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale Federico Umberto D’Amato e al piduista senatore dell’Msi Mario Tedeschi. Nelle carte degli inquirenti è finito un appunto di Gelli, che dimostrerebbe flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati a favore dei terroristi dei Nar.
“Riguarda il versamento di 14 milioni di dollari da parte dei conti di Gelli a organizzazioni ‘della difesa’ – ha commentato Scardova – ma non erano avvocati, erano militari o paramilitari che nel luglio 1980 fino a settembre 1980 facevano per conto di Gelli qualcosa che noi possiamo pensare fu la strage”.
L’ultimo capitolo giudiziario aperto a 40 anni dal massacro vede in una posizione delicata l’ex estremista nero, inquadrato come possibile esecutore assieme ad almeno altri quattro eversivi neofascisti, tra questi Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Giorgio Cavallini. “Lui ha operato da latitante con nomi falsi, con documenti falsi – ha aggiunto Scardova – che gli venivano prestati in modo molto facile anche dalle nostre autorità, perché era già allora un collaboratore dei carabinieri, questo si sospetta”.
Collaboratore, ma di giustizia, Bellini lo è diventato dopo il suo arresto avvenuto nel 1999. Del suo aiuto si avvale anche la procura di Palermo nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Esecutore di una decina di omicidi, oggi ha 66 anni ed è a piede libero. “Era al centro di un’area di attività estremamente importante per capire cosa è successo negli ultimi anni nella storia d’Italia. Deve parlare, può chiarire tutto. Se non lo fa, è giusto che paghi per le sue responsabilità, perdendo i benefici che gli sono stati dati come pentito”, ha concluso il giornalista.
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