SCANDIANO (Reggio Emilia) – L’assassino di Franca Silvana Ganassi (60 anni), brutalmente uccisa la sera del 30 dicembre del 2005 a Scandiano, è stato arrestato in Marocco dopo quasi 14 anni e mezzo di ricerche. Il cadavere fu trovato riverso sul muretto di una abitazione che si affaccia su via Mazzini. L’assassino tentò anche di violentarla, e proprio le tracce biologiche hanno consegnato a Procura e carabinieri il Dna del fuggitivo.

Il servizio di Margherita Grassi per Tg Reggio
In commissariato a Casablanca gli hanno offerto un caffè. Poi una sigaretta. Poi un bicchiere d’acqua. Hanno repertato tutto, hanno avvertito l’Italia, hanno inviato ai Ris di Parma. E lo hanno arrestato. Perché il suo dna corrispondeva perfettamente a quello della persona che gli inquirenti reggiani cercavano da più di 14 anni. Mustapha Bouzendar ha 44 anni: è lui, per procura e carabinieri, l’assassino della 60enne di Scandiano Franca Silvana Ganassi. Una svolta clamorosa iniziata a maturare un anno fa, quando, per una serie di incroci di informazioni, il magistrato di collegamento di stanza in Marocco, Alberto Landolfi, ha appreso che il possibile responsabile di quel delitto era rimasto alcuni mesi a Scandiano dopo il fatto. I carabinieri reggiani hanno iniziato le intercettazioni mirate, il lavoro di controllo delle celle telefoniche, l’interrogatorio dei connazionali che, inconsapevolmente, avevano aiutato Bouzendar dandogli un domicilio. E’ emerso il suo nome. Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani ha chiesto una rogatoria, l’autorità giudiziaria marocchina è giunta al 44enne. Un lavoro di equipe e di cooperazione internazionale. Con l’arresto firmato, per l’Italia, dal gip Ramponi.
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Franca Ganassi rientrava da una gita di gruppo a Brescia la sera del 30 dicembre 2005. Scesa dal pullman, poco prima delle 20, attraversava a piedi il Parco della Resistenza diretta a casa quando incontrò il suo aguzzino, che provò a violentarla, la derubò e poi la colpì alla testa più di dieci volte con qualcosa di contundente mai ritrovato, si pensa ad un bastone appuntito, prima di fuggire. Franca riuscì incredibilmente a trascinarsi fino al cortile della sua abitazione di via Mazzini, ma lì rimase, in giardino. Il suo corpo senza vita venne trovato il mattino dopo; la sua borsa il giorno dopo, in via Bosco, vuota.
Sono stati anni di lavoro incessante da parte delle forze dell’ordine, ma senza mai nessun indagato; anni durante i quali sono stati repertati ben 200 campioni biologici. Negli ultimi tempi, vista la particolare conformazione del dna successivamente emersa, i militari si erano concentrati su persone di origine nordafricana.
Il movente? Ad ora un raptus a sfondo sessuale. Bouzendar deve rispondere di omicidio volontario, rapina aggravata, tentato stupro. Su quest’ultima accusa non ci sono dubbi: proprio dalle tracce di liquido seminale trovate sugli indumenti di Franca si è risaliti a un dna e quindi a lui; lui che, dopo quei mesi da irregolare in Italia, nella primavera del 2006 era rientrato in Marocco. Ed è lì che rischia la pena di morte, al termine del processo. Anche se Landolfi ha assicurato che, nel caso, quella condanna verrebbe commutata in ergastolo. Ma Bouzendar, che in passato ha aggredito la moglie con un coltello, verrà processato anche in Italia. Così stabilisce la legge. Rimarrà però in carcere a Casablanca: gli accordi tra i due Paesi impediscono reciproche estradizioni.

Gli inquirenti reggiani a Casablanca. Al centro il pm Maria Rita Pantani










