REGGIO EMILIA – Ha preso il via oggi, davanti al gup di Milano, il maxi processo che vede coinvolte 105 persone tra manager e dipendenti bancari protagonisti a vario titolo della vicenda dei cosiddetti “diamanti da investimento”. Tra i risparmiatori che si sono costituiti parte civile non c’è nessun reggiano. Vediamo perché.
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Transazione o causa civile: le associazioni reggiane a tutela dei consumatori hanno consigliato ai propri assistiti di optare per queste due strade piuttosto che costituirsi nel processo penale che ha preso il via a Milano. Nel maxi procedimento quindi, che coinvolge un centinaio tra manager e dipendenti bancari, non ci sono reggiani tra le parti offese costituitesi parti civili. La vicenda è quella scoppiata nell’ottobre 2017 e diventata nota come “lo scandalo dei diamanti”: alcuni istituti bancari avevano proposto ai propri clienti, come forme di investimento vantaggiose, l’acquisto di diamanti che si sono poi rivelati di valore decisamente inferiore a quello di vendita. Da lì, nel corso del tempo, ci sono state le proteste dei reggiani davanti alle banche coinvolte, gli esposti delle associazioni, le richieste di dialogo con gli istituti bancari. Un migliaio di persone nella nostra provincia si sono rivolte a Federconsumatori e Confconsumatori per tentare di ottenere il maggior risarcimento possibile. Risparmiatori eterogenei, che avevano investito da 10mila a 400mila euro nell’acquisto delle pietre che in realtà valevano tra il 60 ed il 70 per cento in meno rispetto al valore di acquisto.
Federconsumatori rappresenta 950 di queste famiglie e tutte hanno scelto la strada della transazione, recuperando 16 milioni di euro: il 100% dell’investimento per i clienti Unicredit, Intesa e Montepaschi, istituti di credito che però hanno tenuto le pietre; il 60% per i clienti Bpm, che sono la stragrande maggioranza dei risparmiatori e che hanno avuto la restituzione delle pietre, che valgono un altro 20% circa. La speranza è di arrivare a un 100% di risarcimento con l’insinuazione nello stato passivo per la quale c’è tempo fino al prossimo 13 dicembre.
Confconsumatori invece, che rappresenta 25 reggiani, non ha accettato l’accordo proposto dal Banco popolare di Milano ritenendolo insufficiente: ognuno dei 25 risparmiatori ha intentato una causa civile con l’ipotesi della violazione, da parte della banca, dei propri obblighi verso i clienti, per un corrispettivo di circa 700mila euro da recuperare.
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