REGGIO EMILIA – “Trovarsi sul web? E’ molto difficile”. La risposta è quella che non avremmo mai voluto sentire, ma anche prima di porre la domanda, era quella che temevamo. Scoprire se qualcuno pubblica su siti e social nostre foto “rubate” è molto difficile. A dirlo è l’ingegnere informatico Matteo Corradini. “I motori di ricerca non sono indicizzati su tutto – ci spiega -, ci si può provare a cercarsi, ma non si vedrà mai tutto, specialmente i siti internet che non vogliono farsi trovare, che sono più nascosti”
Orientarsi nell’ampio e oscuro bosco del web, è quanto mai difficile gli strumenti base come Google Alert e Google Immagini possono rappresentare un primo aiuto; Quelli di “ricerca inversa” più evoluti, come TinEye e di riconoscimento facciale come PimEyes offrono possibilità in più. I più esperti possono utilizzare anche strumenti di ricerca manuale inserendo il proprio nome e cognome tra virgolette su Google insieme al comando site:facebook.com o site:telegram.me, ma la garanzia di raggiungere il risultato non c’è. Molto meglio, allora, ribaltare l’approccio e, invece di correre ai ripari dopo, preoccuparsi prima di quello che si pubblica sui social o si condivide con i partner.
“Cosa può fare questa persona se le cose vanno male? Nessuno si pone questa domanda, però bisogna chiederselo – afferma Corradini -, dare le proprie foto intime a un’altra persone è come fornirle il proprio conto corrente”.
E se nonostante tutte le attenzioni, alla fine resta il sospetto di essere caduti nelle trappole della rete, non resta che rivolgersi alle autorità competenti. “Ci si può rivolgere al Garante della privacy, anche in maniera preventiva – dice l’esperto -, senza avere la prova di una pubblicazione fraudolenta. Oppure c’è il sito internet StopNCII.org, occorre inviare la foto che si pensa sia stata pubblicata per chiedere il tentativo di rimuoverla”.
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